Ottave
di Franco Talozzi "orto delle
“Ricordanze"
Estate
2013
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Di
sangue contadino assai lontano,
la
mia famiglia sotto il Gran Ducato, (1)
nella
“Bella Tenuta” di Dolciano,
a
mezzadria faceva il lavorato
dalla
collina al lago giù sul piano,
a
testa bassa e collo piegato:
le
condizioni eran tanto meschine,
ecco
le mie radici contadine.
L’orto
lo chiamo “Delle Ricordanze”
per
non obliare mai le mie radici,
In
Val di Chiana e nelle vicinanze
dove
io nacqui ed ebbi tanti amici;
di
quei tempi mi parlano l’usanze,
quando
non c’erano le falciatrici:
e
con fatica allor si lavorava,
poco
ma genuino si mangiava.
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1- “Già discendendo l’arco d’i miei anni”
assai
deluso da tanto progresso,
per
evitar problemi e molti affanni
a
coltivare l’orto mi son messo
in
questo luogo che più di mill’anni (2)
girò la pietra con l’acqua del fosso
presso
la casa di Gianfranco Giorni,
che
se ci vieni sempre ci ritorni.
2-
Alla mattina quando sorge il sole
danzano
scintillii di colori,
scendon
dal pioppo brusio di parole,
lungo
il Tevere un velo di vapori,
il
canto del cuculo par che duole
e gli uccelletti qui fanno l’amore:
il
verdeggiar dell’orto mi consola,
mi
sento tanto bene “all’acquaviola”.(3)
3-
Gian Franco, uomo dotto e preparato,
l’arte
della scultura fa il suo vanto;
tien
sempre il prato verde e ben rasato,
alla
forma e bellezza tiene tanto;
intorno
a lui vorrebbe che il creato
si
sublimasse in forma d’un santo:
ma gli imbecilli che lui non ama
gli
hanno tappato tutto il panorama!
4-
Di giorno in giorno lui s’incupa e cruccia,
vedendo
il bello in brutto tramutare,
tante
amarezze sul cuore ammucchia
che
il pensiero non può accettare;
quel
brutto capannone è una macchia
che
la sua mente non può cancellare:
a
tal simili scempi non si perdona,
di
ciò tant’ore assieme si ragiona.
5-
Il salice fa ombra, ed il suo viso
una
lama di luce lo rischiara,
parla
con proprietà ed è deciso
alla
battaglia che bene prepara;
molti siamo dello stesso avviso,
per
la difesa d’una cosa rara:
che
ogn’uno ormai più spesso sente
di
tutelare, salute, terra, ambiente.
6-
Così
adombrato da mattina a sera,
trova
la pace nel laboratorio;
modella ad arte i bronzi con la cera
e
alla fine esce fuori il tesoro,
bollente
e rosso dentro la zuppiera,
con
scoppiettanti fuochi color d’oro:
poi
, l’impurità con arte sfronda
ed
ecco! Una bellissima colomba!
7-
A l’acqua Viola sorride ogni cosa
dal
prato a l’orto al cielo a la collina
quando
ci sei la mente si riposa
ogni
cruccio o brutto pensier declina;
il
merlo sulla querce si posa
e
l’usignolo canta sulla cima:
Lante,
la cagna con me ragiona
Intelligente
più d’una persona!
8-
Ore belle passiamo in compagnia,
approfondendo temi con ragione,
Franco
modella vergine Maria
e l’angel bello dell’annunciazione
indica
a dito la celeste via
per
dare a tutti noi la redenzione:
e
nell’amenità della mattina
tolgo
l’erbacce e do una zappatina!
9-
In questo mondo tanto tribolato,
di giorno in giorno il bene s’allontana
dentro di noi abbiam dimenticato
del giusto viver la vita nostrana:
ciò che un tempo ci venne insegnato,
che l’onestà
non fosse cosa vana:
col consumismo tutto, tutto piace
ma non sappiamo più cos’è la pace!
10-Forse
saranno gli anni o l’esperienza
d’una vita vissuta tra le genti,
perché mi morde dentro la coscienza
nel costatare certi avvenimenti
privi d’umanità e d’intelligenza,
come se fosser morti i sentimenti:
penso,
che sia stata una sciagura
avere
bistrattato la natura!
11-Come
posso esprimer le meraviglie
del
sol che sorge dal monte di dietro?
Miriadi
di colori con scintille
se
lo sguardo rivolgo allo “Sterpeto”;
sulla
collina dormon tante ville
che
resero al romano il tempo lieto: (4)
intanto
annaffio e zappo, il raggio in viso
com’Angelo mi sento in Paradiso.
12-Poi,
se ripenso a tanto rumore…
quando
credevo di cambiar le genti (5)
quell’esperienza
d’amministratore
ha
smosso dentro me mille correnti;
la
cultura doveva esser il motore
per
arricchire i nostri sentimenti:
ma
col pensier d’abbatter la miseria
prodotto abbiamo solo la materia!
13-Mercati,
ristoranti e snak bar
fabbriche,capannoni
e discoteche,
in
massa tutti quanti a recitar
il
consumismo come talpeceche,(6)
ogni
danna vuol esser ‘na star
il
giovan all’orecchio le “greche”:
questo
è il costume ed il modo d’agire
non
conta il vero, conta l’apparire
14-L’esempio
di ‘sto mondo scellerato
ce
l’hanno dato quelli del “Palazzo”
invece
d’educar hanno insegnato
ad
arricchirsi e viver nel sollazzo;
il
gretto e prepotente è premiato
a
l’educato e giusto lo strapazzo:
immiseriti
son tutti i mestieri
dai
portaborse, ladri e faccendieri.
15-Tutti
agghindati da l’omologazione
perdemmo
il vero e la genuinità,
l’idolo
sommo , la televisione
e ben sublimati di pubblicità;
cessò
il cervello d’ogni paragone
e
non sapemmo più la realtà:
oddio!
L’acqua mi sta procurando un guaio,
ha
inondato tutto lo zuccaio.
16-Or
son molt’anni che mi ribellai (7)
ai
soprusi e all’imposizioni,
così
m’accorsi e poi ne costatai
che
i bei discorsi eran pie illusioni;
da
quell’esperienza cominciai
con
l’occhio e veder altre visioni:
finito
il tempo era della riscossa
e
non cantammo più “Bandiera Rosa.
17-Ventisei giugno di primo mattino
zappo l’erbacce nel mezzo dell’orto
oh!
Meraviglia c’è un cocomerino
che
fra i tralci se ne sta nascosto,
lo
muove il vento e fa capolino
fra
foglie e fiori, che faranno presto:
e
nasceranno tondi con vigore
per
sprigionar dentro il suo rossore.
18-Quest’anno
è andata male la stagione,
le
nubi hanno pianto in quantità,
procurando
alla terra una cagione
ma
la natura sa quello che fa
e
sono certo che la vegetazione,
darà
i suoi frutti maturi a sazietà:
solo
l’umano provoca tanti guai
ma
la natura non tradisce mai!
19-Mi
siedo e poggio il mento nella mano
ed
estasiato osservo l’orto in fiore,
poi
col pensier vado un po’ lontano
a
tante cose fatte con amore;
rivedo
i volti amici piano, piano
ripenso
al Premio e al suo valore (8)
quando
ad Anghiari la fucina d’arte
cultura
propagava da ogni parte.
20-A
questo mondo tutto s’interrompe
come
scrisse Francesco, l’aretino,
son
tutte vane cose, nostre pompe
che
affrettano sempre più il declino;
ma
quando l’uomo l’equilibro rompe,
cose
nefaste porta al suo cammino:
bisogna
sempre guardare alle stelle
per
costruire e fare cose belle!
21-Si
può gioire per un filo d’erba,
stupirsi
al luccicar della rugiada,
fare
il bambino con ‘na mela acerba,
camminar
scalzi nella bianca strada;
tante
emozioni l’orto mi riserba
che
ogni lavoro sempre più m’aggrada:
ci
vuole poco per esser contenti
e
dare pace ai nostri sentimenti.
22-Annaffio, zappo e la schiena reclino,
respiro
odore di fieno falciato,
rivedono
i miei occhi lo zi’ Gino (9)
che
coglie i pomodori inginocchiato
e
i dispetti di quel ragazzino…
che
rallegrava tutto il caseggiato:
non
stava fermo mai un’istante
s’arrampicava
sempre sulle piante.
23-M’assale
allora una malinconia
e
la mia mente vaga nel passato,
la
giovinezza fu tutta armonia
quando
con Anna ero fidanzato;
di
quegl’anni sento la nostalgia,
tutto
ho presente, non dimenticato:
di
ricordar quel tempo mai mi stanco
e
di quei baci al “Cavallino Bianco”! (10)
24-Ogni
cosa oggi fugge come lampo,
rimane
poco tempo per pensare,
tutti
siam fatti con l’unico stampo,
e
ci moviamo come onda di mare.
Ho
scelto questa vita fin che campo,
vivo
felice col mio lavorare:
m’accontento
del poco e genuino
e
non mi cruccio se non ho quattrino.
25-Ho
fatto tardi e il mio tempo vola,
devo
far fronte agli impegni presi;
Gian
Franco parlerà “dell’acqua viola”
e i progetti dei Camaldolesi,
che
con gran lavorio di carriola,
resero
campi ampi e ben difesi:
dopo
d’aver per bene l’acqua tolta,
ma
di ciò parleremo un’altra volta.
Note
al testo.
1-Dolciano,comune di Chiusi (SI) una delle
13 fattorie Granducali.
2-L’acqua
del fosso: la
“reglia dei mulini” dove si macinavano le granaglie con la mola di pietra.
3-Acquaviola: la “Reglia dei mulini” chiamata
così, forse per il colore del guado che veniva messo a macerare, o come pensa
Gianfranco Giorni, da attribuirsi al nome di una Dea dimorante presso le
sorgenti del Tevere.
4-“Sterpeto”:sulla collina d’Anghiari sono
ancora evidenti tracce di antiche ville di nobili romani.
5-Cambiar
le genti: mi
riferisco al mio impegno politico-amministrativo.
6-Talpeceche:
mammiferi appartenenti alla famiglia dei Talpidi.
7-Che
mi ribellai:
alludo allo strappo avvenuto nel 1988-89, con i dirigenti del PCI di Arezzo,
per il progetto turistico di Albiano.
8-Premio
e al suo valore:
“Premio Internazionale di Cultura”promosso da Comune di Anghiari dal 1978 al
1992.
9-
Lo zi’ Gino: il
mio zio che faceva l’ortolano per la fattoria di Dolciano.
10-Cavallino
Bianco: nome del
cinema a Chiusi Stazione dove negli anni 1953-1954 andavo con la mia fidanzata
Anna Maria, ora mia moglie.
domenica 4 agosto 2013
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