R I C O R D I
Gli anni cinquanta
Va laa… gigino porca miseraccia!
Sul viso lo pungomo i tafani
Cola il sudore caldo sulla faccia
Stringe forte l’aratro con le mani.
Lo sguardo tutto ‘l campo abbraccia,
vuol finire oggi e non domani:
Poldo, il bifolco ara il gran podere,
lavora sempre,non sta mai a sedere.
…..
Sono passate più generazioni
Quando la Chiana fu bonificata
Ma son sempre le stesse condizioni
La gente più lavora e più è sfruttata!
Poldo sogna le rivoluzioni…
E che la condizione sia cambiata:
Dopo la guerra e la Costituzione
Avremo pure noi qualche ragione!
Lottano dura contro il “sor padrone”
Conoscendo il diritto del partito
Insultano il fattore”lo scroccone”
Alzan la testa mostrandogli il dito;
Il giovan non vuol fare da coglione,
Da nuove idee sempre più invaghito:
Non vede mai un becco d’un quattrino
Or vuole diventare cittadino!
Come il sole rischiara il mattino
Il contadino fu illuminato
A poco a poco cambiò il suo destino
Accorciando il potere al padronato
La vita migliorò un pochinino
Riposandosi dopo lavorato:
Gli anni cinquanta inizia la riscossa.
E si cantava allor “Bandiera Rossa”!
II-Ricordi
Prati fioriti, stoppie e sagginai
Coloravano il piano e la collina,
Cantavano i galli sui pollai
E ribolliva il vin sulla cantina;
Nelle veglie si scordavano i guai
E si cantava in ottava rima:
Ciascuna raccontava i propri mali
Così ci sentivamo tutti uguali!
I ragazzi badavano i maiali
Le donne in casa con la rocca in mano
Nella stalla Poldo accomoda i paiali
E parla con Medeo da Dolciano,
Per saper se i conti sono uguali,
O se ‘l fattore ha raddoppiato il guano:
O quello che accadde giù al moro
Quando Gigi portò la vacca al toro.
Là, per i campi si cantava in coro
Per sprodare nella mietitura,
Per colazione qualche pomodoro
E si scialava poi per la calura;
Del poco tutti facevano tesoro,
Nella speranza della trebbiatura:
Gigione spesso spesso brontolava
E con la Togna in coro bestemmiava!
O, quante storie che si raccontava
D’inverno sulla stalla a quel caldino…
Mentre il foraggio Beppe preparava
La vacca allattava il vitellino.
Di tanto in tanto alla fiera s’andava
Ad Acquaviva o pure al Popandino:
Nana di Golo ch’era buon forchetta
Al Ponte si mangiò una porchetta!
Magari se di pan c’era una fetta
Da padrone fungeva il capoccia
E quando la merenda era ristretta
Col sensale faceva sbimboccia;
In casa era vuota la marmitta
E d’qcquarello era piena la boccia:
I giovani non si davano ragione
E spesso erano liti e ribellione!
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