20/07/13


  Ottave di Franco Talozzi  a l’orto delle “Ricordanze” all'acqua viola
presso l'abitazione dello scultore Gianfranco Giorni

Estate 2013

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Di sangue contadino assai lontano,

la mia famiglia sotto il Gran Ducato,

nella “Bella Tenuta” di Dolciano,

a mezzadria faceva il lavorato

dalla collina al lago giù sul piano,

a testa bassa e collo piegato:

le condizioni eran tanto meschine,

ecco le mie radici contadine.

 

L’orto lo chiamo “Delle Ricordanze”

per non obliare mai le mie radici,

In Val di Chiana e nelle vicinanze

dove io nacqui ed ebbi tanti amici;

di quei tempi mi parlano l’usanze,

quando non c’erano  le falciatrici:

e con fatica allor si lavorava,

semplice e genuino si mangiava.

 

 

 

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1-    “Già discendendo l’arco d’i miei anni”                       

assai deluso da tanto  progresso,

per evitar problemi e molti affanni

a coltivare l’orto mi son messo

in questo luogo che più di mill’anni

girò  la pietra con l’acqua del fosso:

presso la casa di Gianfranco Giorni,

che se ci vieni sempre ci ritorni.



2-     Alla mattina quando sorge il sole

danzano scintillii di colori,

scendon dal pioppo brusio di parole,

lungo il Tevere un velo di vapori,

il canto del cuculo par che duole

e  gli uccelletti qui fanno l’amore:

il verdeggiar dell’orto mi consola,

mi sento tanto bene “all’acquaviola”.

 

 

3-     Gian Franco, uomo dotto e preparato,

l’arte della scultura fa il suo vanto;

tien sempre il prato verde e ben rasato,

alla forma e bellezza tiene tanto;

intorno a lui vorrebbe che il creato

si sublimasse in forma d’un santo:

ma  gli imbecilli che lui non ama

gli hanno tappato tutto il panorama!

 

 

4-     Di giorno in giorno lui s’incupa  e cruccia,

vedendo il bello in brutto tramutare,

tante amarezze sul cuore ammucchia

che il pensiero non può accettare;

quel brutto capannone è una macchia

che la sua mente non può cancellare:

a tal simili scempi non si perdona,

di ciò tant’ore assieme si ragiona.

 

 

5-     La vetrice fa ombra, ed il suo viso

una lama di luce lo rischiara,

parla con proprietà ed è deciso

alla battaglia che bene prepara;

molti  siamo dello stesso avviso,

per la difesa d’una cosa rara:

che ogn’uno ormai più spesso sente

di tutelare, salute, terra, ambiente.

6-     Così  adombrato da mattina a sera,

trova la pace nel laboratorio;

modella  ad arte i bronzi con la cera

e alla fine esce fuori il tesoro,

bollente e rosso dentro la zuppiera,

con scoppiettanti fuochi color d’oro:

poi , l’impurità con arte sfronda

ed ecco! Una bellissima colomba!

 

 

7-     A l’acqua Viola sorride ogni cosa

dal prato a l’orto al cielo a la collina

quando ci sei la mente si riposa

ogni cruccio o brutto pensier declina;

il merlo sulla vetrice si posa

e l’usignolo canta sulla cima:

Lante, la cagna con me ragiona

Intelligente più d’una  persona!

 

 

8-     Ore belle passiamo in compagnia,

approfondendo  temi con ragione,

Franco modella vergine Maria

e  l’angel bello dell’annunciazione

 indica a dito la celeste via

per dare a tutti noi la redenzione:

e nell’amenità della mattina

tolgo l’erbacce e do una zappatina!

 

 

9-     In questo mondo tanto tribolato,

  di giorno in giorno il bene s’allontana

  dentro di noi abbiam dimenticato

  del giusto viver la vita nostrana:

  ciò che un tempo ci venne insegnato,

  che l’onestà  non fosse cosa vana:

  col consumismo tutto, tutto piace

   ma non sappiamo più cos’è la pace!

10-Forse saranno gli anni o l’esperienza

   d’una vita vissuta tra le genti,

   perché mi morde dentro la coscienza

   nel costatare certi avvenimenti

   privi d’umanità e d’intelligenza,

   come se fosser morti i sentimenti:

   penso,  che sia stata una sciagura

   avere  bistrattato la natura!

 

 

11-Come posso esprimer  le meraviglie

del sol che sorge dal monte di dietro?

Miriadi di colori con scintille

se lo sguardo rivolgo allo “Sterpeto”;

sulla collina dormon tante ville

che resero al romano il tempo lieto:                                                      

intanto annaffio e zappo, il raggio in viso

com’Angelo mi sento in Pardiso

 

12-Poi, se ripenso a tanto rumore…

quando credevo di cambiar le genti

quell’esperienza d’amministratore

ha smosso dentro me mille correnti;

la cultura doveva esser il motore

per arricchire i nostri sentimenti:

ma col pensier d’abbatter la miseria

prodotto  abbiamo solo la  materia!

 

 

13-Mercati, ristoranti e snek bar

fabbriche,capannoni e discoteche,

in massa tutti quanti a recitar

il consumismo come talpe ceche,

ogni danna vuol  esser ‘na  star

il giovan all’orecchio le “greche”:

questo è il costume ed il modo d’agire

non conta il vero, conta l’apparire



14-L’esempio di ‘sto mondo scellerato

ce l’hanno dato quelli del “Palazzo”

invece d’educar hanno insegnato

ad arricchirsi e viver nel sollazzo;

il gretto e prepotente è premiato

a l’educato e giusto lo strapazzo:

queste sono state le condizioni

ingigantite poi da Berlusconi!

 

 

15-Or son molt’anni che mi ribellai

ai soprusi  e all’imposizioni,

così m’accorsi e poi ne costatai

che i bei discorsi eran pie illusioni;

da quell’esperienza cominciai

con l’occhio e veder altre visioni:

finito il tempo era della riscossa

e non cantammo più “Bandiera Rossa”

 

 

16-Tutti agghindati da l’omologazione

perdemmo il vero  e la genuinità,

l’idolo sommo , la televisione

e  ben sublimati di pubblicità;

cessò il cervello d’ogni paragone

e non sapemmo più la realtà:

oddio! L’acqua mi sta procurando un guaio,

ha inondato tutto lo zuccaio.

 

 

17-Ventisei  giugno di primo mattino

zappo  l’erbacce nel mezzo dell’orto

oh! Meraviglia c’è un cocomerino

che fra i tralci se ne sta nascosto,

lo muove il vento e fa capolino

fra foglie e fiori, che faranno presto:

e nasceranno tondi  con vigore

per sprigionar dentro il suo rossore.



18-Quest’anno è andata male la stagione,

le nubi hanno pianto in quantità,

procurando alla terra una cagione

ma la natura sa quello che fa

e sono certo che la vegetazione,

darà i suoi  frutti maturi a sazietà:

solo l’umano provoca tanti guai

ma la natura non tradisce mai!

 

 

19-Mi siedo e poggio il mento nella mano

ed estasiato osservo l’orto in fiore,

poi col pensier vado un po’ lontano

a tante cose fatte con amore;

rivedo i volti amici piano, piano

ripenso al Premio e al suo valore:

quando ad Anghiari la fucina d’arte

cultura propagava da ogni parte

 

 

20-A questo mondo tutto s’interrompe

come scrisse Francesco, l’aretino,

son tutte vane cose, nostre pompe

che affrettano sempre più il declino;

ma quando l’uomo l’equilibro rompe,

cose nefaste porta al suo cammino:

bisogna sempre guardare alle stelle

per costruire e fare cose belle!

 

 

21-Si può gioire per un filo d’erba,

stupirsi al luccicar della rugiada,

fare il bambino con ‘na mela acerba,

camminar scalzi nella bianca strada;

tante emozioni l’orto mi riserba

che ogni lavoro sempre più m’aggrada:

ci vuole poco per esser contenti

e dare  pace ai nostri sentimenti



22-Annaffio,  zappo e la schiena reclino,

respiro odore di fieno falciato,

rivedono i miei occhi lo zi’ Gino

che coglie i pomodori inginocchiato

e i dispetti di quel ragazzino…

che rallegrava tutto il caseggiato:

non stava fermo mai un’istante

s’arrampicava sempre sulle piante.

 

 

23-M’assale allora una malinconia

e la mia mente vaga nel passato

la giovinezza fu tutta armonia

quando con Anna ero fidanzato;

di quegl’anni sento la nostalgia,

tutto ho presente, non dimenticato:

di ricordar quel tempo mai mi stanco            

e di  quei baci al “Cavallino Bianco”!

 

 

24-Ogni cosa oggi fugge come lampo,

rimane poco tempo per pensare,

tutti siam fatti con l’unico stampo,

e ci moviamo come onda di mare.

Ho scelto questa vita fin che campo,

vivo felice  col mio lavorare:

m’accontento del poco e genuino

e non mi cruccio se non ho quattrino.

 

 

25-Ho fatto tardi e il mio tempo vola,

devo far fronte agli impegni presi;

Franco mi parlerà “dell’acqua viola”

e  i progetti dei  Camaldolesi,

che con gran lavorio di carriola,

resero campi ampi e ben difesi:

dopo d’aver  per bene l’acqua tolta,

ma di ciò parleremo un’altra volta.

 

 

 

 

 

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