Ottave
di Franco Talozzi a l’orto delle
“Ricordanze” all'acqua viola
presso l'abitazione dello scultore Gianfranco Giorni
Estate
2013
*§*§*§*§*§*§*§
Di
sangue contadino assai lontano,
la
mia famiglia sotto il Gran Ducato,
nella
“Bella Tenuta” di Dolciano,
a
mezzadria faceva il lavorato
dalla
collina al lago giù sul piano,
a
testa bassa e collo piegato:
le
condizioni eran tanto meschine,
ecco
le mie radici contadine.
L’orto
lo chiamo “Delle Ricordanze”
per
non obliare mai le mie radici,
In
Val di Chiana e nelle vicinanze
dove
io nacqui ed ebbi tanti amici;
di
quei tempi mi parlano l’usanze,
quando
non c’erano le falciatrici:
e
con fatica allor si lavorava,
semplice
e genuino si mangiava.
*°*°*°*°*°*°*°*°*°
1- “Già discendendo l’arco d’i miei anni”
assai
deluso da tanto progresso,
per
evitar problemi e molti affanni
a
coltivare l’orto mi son messo
in
questo luogo che più di mill’anni
girò la pietra con l’acqua del fosso:
presso
la casa di Gianfranco Giorni,
che
se ci vieni sempre ci ritorni.
2-
Alla mattina quando sorge il sole
danzano
scintillii di colori,
scendon
dal pioppo brusio di parole,
lungo
il Tevere un velo di vapori,
il
canto del cuculo par che duole
e gli uccelletti qui fanno l’amore:
il
verdeggiar dell’orto mi consola,
mi
sento tanto bene “all’acquaviola”.
3-
Gian Franco, uomo dotto e preparato,
l’arte
della scultura fa il suo vanto;
tien
sempre il prato verde e ben rasato,
alla
forma e bellezza tiene tanto;
intorno
a lui vorrebbe che il creato
si
sublimasse in forma d’un santo:
ma gli imbecilli che lui non ama
gli
hanno tappato tutto il panorama!
4-
Di giorno in giorno lui s’incupa e cruccia,
vedendo
il bello in brutto tramutare,
tante
amarezze sul cuore ammucchia
che
il pensiero non può accettare;
quel
brutto capannone è una macchia
che
la sua mente non può cancellare:
a
tal simili scempi non si perdona,
di
ciò tant’ore assieme si ragiona.
5-
La vetrice fa ombra, ed il suo viso
una
lama di luce lo rischiara,
parla
con proprietà ed è deciso
alla
battaglia che bene prepara;
molti siamo dello stesso avviso,
per
la difesa d’una cosa rara:
che
ogn’uno ormai più spesso sente
di
tutelare, salute, terra, ambiente.
6-
Così
adombrato da mattina a sera,
trova
la pace nel laboratorio;
modella ad arte i bronzi con la cera
e
alla fine esce fuori il tesoro,
bollente
e rosso dentro la zuppiera,
con
scoppiettanti fuochi color d’oro:
poi
, l’impurità con arte sfronda
ed
ecco! Una bellissima colomba!
7-
A l’acqua Viola sorride ogni cosa
dal
prato a l’orto al cielo a la collina
quando
ci sei la mente si riposa
ogni
cruccio o brutto pensier declina;
il
merlo sulla vetrice si posa
e
l’usignolo canta sulla cima:
Lante,
la cagna con me ragiona
Intelligente
più d’una persona!
8-
Ore belle passiamo in compagnia,
approfondendo temi con ragione,
Franco
modella vergine Maria
e l’angel bello dell’annunciazione
indica a dito la celeste via
per
dare a tutti noi la redenzione:
e
nell’amenità della mattina
tolgo
l’erbacce e do una zappatina!
9-
In questo mondo tanto tribolato,
di giorno in giorno il bene s’allontana
dentro di noi abbiam dimenticato
del giusto viver la vita nostrana:
ciò che un tempo ci venne insegnato,
che l’onestà non fosse cosa vana:
col consumismo tutto, tutto piace
ma non sappiamo più cos’è la pace!
10-Forse
saranno gli anni o l’esperienza
d’una vita vissuta tra le genti,
perché mi morde dentro la coscienza
nel costatare certi avvenimenti
privi d’umanità e d’intelligenza,
come se fosser morti i sentimenti:
penso, che sia stata una sciagura
avere bistrattato la natura!
11-Come
posso esprimer le meraviglie
del
sol che sorge dal monte di dietro?
Miriadi
di colori con scintille
se
lo sguardo rivolgo allo “Sterpeto”;
sulla
collina dormon tante ville
che
resero al romano il tempo lieto:
intanto
annaffio e zappo, il raggio in viso
com’Angelo mi sento in Pardiso
12-Poi,
se ripenso a tanto rumore…
quando
credevo di cambiar le genti
quell’esperienza
d’amministratore
ha
smosso dentro me mille correnti;
la
cultura doveva esser il motore
per
arricchire i nostri sentimenti:
ma
col pensier d’abbatter la miseria
prodotto abbiamo solo la materia!
13-Mercati,
ristoranti e snek bar
fabbriche,capannoni
e discoteche,
in
massa tutti quanti a recitar
il
consumismo come talpe ceche,
ogni
danna vuol esser ‘na star
il
giovan all’orecchio le “greche”:
questo
è il costume ed il modo d’agire
non
conta il vero, conta l’apparire
14-L’esempio
di ‘sto mondo scellerato
ce
l’hanno dato quelli del “Palazzo”
invece
d’educar hanno insegnato
ad
arricchirsi e viver nel sollazzo;
il
gretto e prepotente è premiato
a
l’educato e giusto lo strapazzo:
queste
sono state le condizioni
ingigantite
poi da Berlusconi!
15-Or
son molt’anni che mi ribellai
ai
soprusi e all’imposizioni,
così
m’accorsi e poi ne costatai
che
i bei discorsi eran pie illusioni;
da
quell’esperienza cominciai
con
l’occhio e veder altre visioni:
finito
il tempo era della riscossa
e
non cantammo più “Bandiera Rossa”
16-Tutti
agghindati da l’omologazione
perdemmo
il vero e la genuinità,
l’idolo
sommo , la televisione
e ben sublimati di pubblicità;
cessò
il cervello d’ogni paragone
e
non sapemmo più la realtà:
oddio!
L’acqua mi sta procurando un guaio,
ha
inondato tutto lo zuccaio.
17-Ventisei
giugno di primo mattino
zappo
l’erbacce nel mezzo dell’orto
oh!
Meraviglia c’è un cocomerino
che
fra i tralci se ne sta nascosto,
lo
muove il vento e fa capolino
fra
foglie e fiori, che faranno presto:
e
nasceranno tondi con vigore
per
sprigionar dentro il suo rossore.
18-Quest’anno
è andata male la stagione,
le
nubi hanno pianto in quantità,
procurando
alla terra una cagione
ma
la natura sa quello che fa
e
sono certo che la vegetazione,
darà
i suoi frutti maturi a sazietà:
solo
l’umano provoca tanti guai
ma
la natura non tradisce mai!
19-Mi
siedo e poggio il mento nella mano
ed
estasiato osservo l’orto in fiore,
poi
col pensier vado un po’ lontano
a
tante cose fatte con amore;
rivedo
i volti amici piano, piano
ripenso
al Premio e al suo valore:
quando
ad Anghiari la fucina d’arte
cultura
propagava da ogni parte
20-A
questo mondo tutto s’interrompe
come
scrisse Francesco, l’aretino,
son
tutte vane cose, nostre pompe
che
affrettano sempre più il declino;
ma
quando l’uomo l’equilibro rompe,
cose
nefaste porta al suo cammino:
bisogna
sempre guardare alle stelle
per
costruire e fare cose belle!
21-Si
può gioire per un filo d’erba,
stupirsi
al luccicar della rugiada,
fare
il bambino con ‘na mela acerba,
camminar
scalzi nella bianca strada;
tante
emozioni l’orto mi riserba
che
ogni lavoro sempre più m’aggrada:
ci
vuole poco per esser contenti
e
dare pace ai nostri sentimenti
22-Annaffio,
zappo e la schiena reclino,
respiro
odore di fieno falciato,
rivedono
i miei occhi lo zi’ Gino
che
coglie i pomodori inginocchiato
e
i dispetti di quel ragazzino…
che
rallegrava tutto il caseggiato:
non
stava fermo mai un’istante
s’arrampicava
sempre sulle piante.
23-M’assale
allora una malinconia
e
la mia mente vaga nel passato
la
giovinezza fu tutta armonia
quando
con Anna ero fidanzato;
di
quegl’anni sento la nostalgia,
tutto
ho presente, non dimenticato:
di
ricordar quel tempo mai mi stanco
e
di quei baci al “Cavallino Bianco”!
24-Ogni
cosa oggi fugge come lampo,
rimane
poco tempo per pensare,
tutti
siam fatti con l’unico stampo,
e
ci moviamo come onda di mare.
Ho
scelto questa vita fin che campo,
vivo
felice col mio lavorare:
m’accontento
del poco e genuino
e
non mi cruccio se non ho quattrino.
25-Ho
fatto tardi e il mio tempo vola,
devo
far fronte agli impegni presi;
Franco
mi parlerà “dell’acqua viola”
e i progetti dei Camaldolesi,
che
con gran lavorio di carriola,
resero
campi ampi e ben difesi:
dopo
d’aver per bene l’acqua tolta,
ma
di ciò parleremo un’altra volta.
Nessun commento:
Posta un commento